L’idea di un manifesto rimanda sempre a qualcos’altro, che sia un prodotto, un’informazione o un’idea, per questo non è autonoma, e se lo fosse, come quando sopravvive solo l’immagine, porterebbe con sé un alone di mistero, come nel caso della “Coperta di ritratto con grottesche” di R. Del Ghirlandaio conservata agli Uffizi, dove il contenitore ha perso il contenuto (il ritratto), come una maschera senza l’attore.
Secondo il sentire comune la maschera suscita sempre emozioni negative, perché si associa alla figura dell’ipocrita (dal gr. hypokrités ‘attore’), mentre non si tiene conto che la parola latina che la indica è la stessa che noi utilizziamo per indicare l’individuo, la persona.
La formazione della persona non è una questione del singolo ma, al contrario, della collettività , per questo, nel bene o nel male, tutti indossiamo la maschera che la società ci ha fornito (tornando così al motto presente nell’opera degli Uffizi “sua cuique persona” ovvero “a ciascuno la sua maschera”).
Ma esistono anche maschere collettive come quella che la comunicazione di massa e i social hanno formato negli ultimi tempi, spostando il nostro tempo dal dramma (complesso) di Edipo a quello di Narciso, dove ognuno è il protagonista autoreferenziale.
Da queste premesse ho deciso di collegare Il mio manifesto ad un contenuto (un filtro per instagram) , permettendo a chi si interfaccia con questo (attraverso un qrcode) di indossare una maschera digitale, che ricopre la superficie del volto ma annulla il contenuto, perché gli occhi cavi, ciechi in questo caso non sono del veggente o del poeta, ma dell’insensibile, del superficiale, di chi è proiettato solo all’apparire per gratificare il proprio ego.
Tecnicamente l’immagine del manifesto è stata realizzata in digitale, con un rendering tridimensionale lavorato in post-produzione.
Il mio interesse non è quello di simulare la realtà proponendo una resa fotografica, ma al contrario di esaltare la sensazione che ciò che vediamo è una visione digitale, di una realtà altra, effimera che esiste attraverso un’interfaccia, così come la nostra identità sui social.
