“Nuvole...Esisto senza che io lo sappia e morirò senza che io lo voglia. Sono l'intervallo fra ciò che sono e ciò che non sono, fra quanto sogno di essere e quanto la vita mi ha fatto essere, la media astratta e carnale fra cose che non sono niente più il niente di me stesso.” F. Pessoa
Per una questione di affinità, creatività, poeticità le nuvole hanno da sempre richiamato l’attenzione di molti artisti che trovano, nelle loro mutevoli, effimere e libere forme, ispirazioni e suggestioni.
Fabrizio Sorrentino in questa occasione le rende uniche protagoniste creando delle installazioni site-specific per il particolare spazio espositivo di Apocryphal Gallery.
Nel corso del tempo la simbologia delle nuvole si è arricchita di messaggi diversi.
Nella storia dell’arte da soggetto paesaggistico ed atmosferico, arrivano ad avere la loro apoteosi nell’epoca barocca come “quinte teatrali” per scene prevalentemente religiose: basti pensare alla mirabile soluzione dell’”Estasi di Santa Teresa d’Avila” del Bernini. Nella commedia di Aristofane vengono associate alla filosofia, alla volatilità e relatività delle parole, del logos; in Esiodo sono la sede stessa delle Muse figlie di Mnemosine e Zeus. Baudelaire ne parla in relazione all’irrequietezza del poeta, del flâneur. Ancora in “Che cosa sono le nuvole?” diretto da Pierpaolo Pasolini, queste rappresentano la bellezza e il senso stesso della vita, il suo essere ineffabile e misteriosa.
Oggi, grazie all’Atlante delle nuvole, queste vengono classificate e studiate dalla meteorologia e legate alle questioni del cambiamento climatico e dei rischi ecologici e ambientali. D’altra parte sono anche associate alle nuove tecnologie, il così detto Cloud computing: “nuvola informatica” che permette di elaborare e archiviare dati in rete.
Nel loro essere entità mutevoli, fuggenti, volatili, le nuvole attualmente ci ricordano la nostra condizione di soggetti che si muovono continuamente tra “realtà” e “finzione” in una relazione istantanea e costante con l’altro ma anche con un se dislocato, digitalizzato.
Il progetto di Fabrizio Sorrentino nasce proprio dalla fascinazione verso questa mutevole entità aerea, “collegamento dell’umano con il divino” che in sé contiene elementi residuali della forma visibile e del pensiero astratto, ma anche di una natura inconsistente e volatile che si relaziona perfettamente alla tecnologia digitale che
l’artista utilizza per darne forma. Si tratta di stampe 3d in pla (materiale compostabile prodotto con materie prime naturali) realizzate direttamente con software di modellazione 3d o scansionate e decimate da modelli in plastilina come nella serie
“La geografia del cielo” o nate dalla scansione fotogrammetrica di un vero deposito di legna ai pratoni del Vivaro come nell’opera “Olocausto”.
Le nuvole di Fabrizio Sorrentino sono nuvole digitali ma dalle solide basi architettoniche, scenografiche e di tradizione barocca. Queste fuoriescono da geometrici piani, emergono e si formano per eccedenza, per una volontà di liberarsi dalla materia. Lo fanno in maniera strutturata come il pensiero digitale che le abita; lo sono tramite il segno-ferita che le attraversa. Le nuvole si librano in una spazialità umana definita da piani geometrici e da linee prospettiche che ricordano le opere di Francis Bacon. Scenografie di un dramma in bilico tra l’essere e il nulla sartriano le sue forme qui reclamano quella libertà che è infine anche la nostra “condanna”.
Nei suoi lavori coesiste oltre una dimensione spirituale e poetica, una dimensione fenomenica legata anche ai cambiamenti climatici che trovano proprio nelle nuvole un importante rilevatore con funzione di equilibrio nel complesso meccanismo del riscaldamento globale.
Un progetto espositivo caratterizzato da molteplici riflessioni che si apre ad una dimensione altra, digitale in cui ciò che appare è sempre il frutto di una libera interpretazione.
Viviana Quattrini